Quella è la porta – Giusi Marchetta

Non ci ha mai veramente picchiate. Solo, non gli andavamo mai bene, come uno strumento difettoso che hai pagato a caro prezzo e non fa il suo ma non lo puoi più riportare indietro“.

Giusi Marchetta riesce con una prosa diretta, essenziale, a musicare un racconto, stendendo uno spartito la cui lingua è suono, danza, ritmo. Da questa partitura rigorosa il mondo di una famiglia (piccolo borghese), e del suo vecchio patriarca, si apre e si dispiega lentamente, e inesorabilmente, ai nostri occhi.

“Quella è la porta” mi ricorda l’andamento dell’adagio in Si minore per pianoforte K. 540, di Mozart. Preciso, lineare, seppure pieno di crepe, di esplosioni, di cadute. Marchetta disegna una mappa: quella di un appartamento scolorito, raggelato, dal monolite ottuso, monade chiusa e oscura, del padre di famiglia, all’interno del quale tre sorelle, e la madre, sperimentano lo stato di una reclusione tanto invisibile, impalpabile, quanto reale. Quella porta, nella mente, nel pensiero, di quelle donne, è una soglia tanto aperta quanto invalicabile, una frontiera di dogmi eretta dal patriarca a difesa del nemico. Oltre quella barriera l’ignominia: quella è la porta!

Noi pensiamo alla chiave, ognuno nella sua prigione/ pensando alla chiave, ognuno conferma una prigione“. Solo la più giovane delle sorelle oserà sfuggire, rompere, per prima la predizione di Eliot.

Non sapevano che in casa cera una corda sospesa su cui camminare, Vera per prima, io dietro, con le mani appoggiate sulle sue spalle. Nostra madre ci guardava con orgoglio cedere il posto all’altalena fare i compiti senza alzare la testa. Teneva la corda ben tesa per non farci cadere“.

Molte donne, soprattutto del sud, hanno tenuto tesa quella corda per anni, per decenni. Donne cresciute negli anni della guerra, dei bombardamenti, delle privazioni, già “madri” prima di divenirlo, fin da bambine, tirando su sorelle, fratelli minori. Forse, chissà, come la madre di Gaia e delle sue sorelle; personaggio centrale di questo racconto che si imprime, marchiato a freddo, tra carne e respiro.

“Quella è la porta” è il quarto episodio della serie “Elettra. La rivincita delle figlie“, curato da Olga Campofreda ed Eloisa Mora per i tipi di effequ edizioni.

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